Presentazione progetto
Situazione generale degli archivi
Reperibilità delle informazioni, vitalità degli archivi e dominio del digitale
L’accesso ai testi e la diffusione degli archivi
Disperdere l’anarchismo nel tempo e nello spazio
I metadati e la visione complessiva della pubblicistica anarchica
Traduzioni cooperative e rapporti internazionali
Alcuni elementi di riflessione critica sul progetto
Modifica e formato dei Metadati
I colori come indicatore della qualità dei testi
Homepage di ricerca da un archivio
Situazione generale degli archivi
A cosa servono gli archivi? Perché conservare memoria di quanto è stato scritto, pensato e pubblicato in passato?
Sarebbe semplicistico ridurre l’archivistica anarchica ad un’idea di testimonianza del passato. L’anarchismo, infatti, nasce piuttosto come modo di vivere, pensare e lottare orientato alla trasformazione radicale del presente. Il passato, quindi, rappresenta soltanto una raccolta di esperienze e testimonianze da cui trarre spunti e idee e non certo una tradizione da proteggere e rendere al contempo mitica.
Reperibilità delle informazioni, vitalità degli archivi e dominio del digitale
Gli archivi, data anche la situazione generale contestuale (almeno in Italia), stanno chiudendo, diventano di sempre più difficile accesso o risultano via via meno vivi ed utilizzati. Può perfino accadere talvolta che chi se ne occupi magari invecchi, come anche che si faccia strada, in chi per anni ha dedicato la vita alla gestione di una specifica biblioteca, la percezione che i fondi archivistici donati ad un intero movimento siano in realtà più un possesso privato, aprendo magari la strada o all'impedimento della consultazione dei testi ad individui che vengono ricondotti a correnti diverse dell’anarchismo (o per cui non si prova simpatia), o perfino ad affidare ciò che è stato raccolto e curato da realtà autonome alle istituzioni ed ai circuiti bibliotecari dello Stato. D'altronde, in assenza di un ricambio sia di impegno che di energie interno al movimento, piuttosto che il macero è solo lo Stato che può permettere la conservazione dei testi che l'anarchismo non è più in grado di mantenere consultabili.
Non è possibile cercare di cambiare le realtà già esistenti o “riformare” delle passate gestioni discutibili degli archivi. Invece, è possibile riflettere su cosa voglia dire e come sia possibile semplificare il fatto che i libri e le idee del passato, attraverso l’attività archivistica, possano ricollegarsi ad un contorno di lotte e/o iniziative di studio e consultazione. Questo a nostro avviso significa preservare un patrimonio di conoscenze ed esperienze rendendolo al contempo accessibile a chi volesse studiarlo, ovviamente non spinto dall’ambizione verso il prestigio accademico ma dalla tensione anarchica e dal desiderio di rottura radicale. La digitalizzazione, per certi versi, apre delle possibilità in questo senso. Possibilità, tuttavia, che vanno affrontate con cognizione di causa per non creare, al contrario, un circolo vizioso di atomizzazione ed isolamento.
Libri, persone, materia
La digitalizzazione massiccia rende infatti solo apparentemente disponibile una quantità incredibile di testi e di conoscenze. Esse, tuttavia, restano solo una potenzialità inespressa nel momento in cui mancano gli strumenti per comprendere ed interpretare questa quantità immensa di informazioni. Le biblioteche sono luoghi non solo in cui possiamo incontrare libri, tomi e volumi, ma anche persone che sanno, conoscono, ricordano i fatti del passato ed i loro contesti. Un piccolo volumetto, per alcuni, potrà essere molto più profondo di una monografia enciclopedica, ma rischia di sparire facilmente in mezzo a tanti altri testi se non viene ricordato .
Non solo accumulare libri quindi, ma anche ordinarli, conoscere le strade e i legami che li collegano, li connettono. Ricostruire l’ermeneutica di certe idee, riscoprire le selve di passioni da cui sono scaturiti i neri tipi impressi sulla candida carta.
Qual è lo scopo dunque di un archivio anarchico (anche in digitale)? Mantenere in vita certe idee. Per questo sono forse più importanti i metadati che la qualità delle scansioni. Perché i metadati rappresentano informazioni preziose sulla relazione tra i testi, mentre le scansioni hanno un senso solo nel momento in cui la forma, come avviene per lo più nelle riviste piuttosto che nei libri, è comunicazione a sua volta. Una fanzine punk non usa solo il lessico per attaccare l’esistente, ma la forma delle lettere, delle immagini, delle didascalie sputate sulla carta. Per questo il cuore di un archivio digitale dovrebbe essere la possibilità di riportare nella vita reale, ovvero tra le mani delle persone – ovunque, non solo tra le quattro mura della sede anarchica locale – certe idee pericolose per l’ordine costituito.
Per questo interrogarsi su come stampare o rieditare i testi conservati e tramandati è qualcosa che non può essere separato dal tentativo di creazione di un archivio digitale. L’Archivio e la Tipografia, pur semplice e ridotta a minimi termini, dovrebbero essere un luogo unico pensato e progettato come tale.
Il bookbuilder di amusewiki
A questo proposito, si prenda come esempio l’interfaccia dei diversi siti riconducibili al progetto amusewiki. Leggere al computer è solo una delle opzioni. Si può scaricare il testo, per impaginarlo a proprio gusto da zero, oppure si può impostare un template automatico che trasformi da solo tutte le parti del testo in un insieme coeso. E ciò si applica tanto a dei testi interi che a delle selezioni ed a delle parti differenti provenienti da fonti dissimili. Insomma, con pochi clic ogni individuo può impostare, con quasi nessuna conoscenza necessaria, la forma grafica dei propri testi e diffonderli come meglio crede. Questo perché al centro di quel progetto vi è anche la possibilità di generare rapidamente PDF o testi modificabili.
L’accesso ai testi e la diffusione degli archivi
Tuttavia, qui si pone uno dei limiti dell’approccio “tutto accessibile”: un motore di ricerca non deve rendere antiquato lo scambio di conoscenze e di consigli di lettura tra esseri umani. Al contempo, limitando l’accesso al testo per esteso (ovvero fornendo solo le indicazioni bibliografiche come avviene in altri grossi progetti di archivi anarchici digitali) il rischio è quello di rendere difficile l’uso di quei testi, perché molto spesso alla non divulgazione si accompagna una digitalizzazione parziale che si limita ai soli dati principali (autore, data, luogo in cui si trova il libro). Piuttosto, lo spirito di questa proposta è di coniugare la questione del rapporto umano che si crea nel frequentare un archivio e nel discutere con le persone che se ne occupano e che lo portano avanti con quella della digitalizzazione dei testi. Come affrontare questi due problemi?
Una soluzione potrebbe essere quella di distinguere ciò che viene mostrato sul sito dell’archivio digitale a seconda del luogo da cui venga visualizzato. Sicuramente un archivio digitale anarchico non può essere qualcosa che sia di libero accesso a chiunque. I testi anarchici, talvolta, sanno essere particolarmente sgraditi all’autorità. Quindi bisognerà pensare ad un modo per cui chi voglia possa fare richiesta di credenziali per accedere al sito. Ad esempio, passando da (o contattando) un archivio anarchico esistente nella realtà. Con queste credenziali sarà poi possibile accedere a tutti i titoli digitalizzati, ma con un limite. Leggere il testo completo, oltre che scaricare il materiale, sarà possibile farlo solo stando fisicamente all’interno di un archivio. Insomma, da casa propria si potranno fare delle ricerche per titolo, per autore, sapere magari dove sono le copie originali di determinati testi e così via. Ma per entrare nel cuore della questione, occorrerà recarsi in un archivio. Insomma, ritornare a quella materialità che spesso il digitale giunge a cancellare.
Detto ciò, molto dipenderà dalla distribuzione nello spazio di questi luoghi di accesso. È ovvio che se vi sono archivi ogni 400 km sarà molto difficile poter accedere a determinate informazioni per chi abitasse lontano. Sono tuttavia possibili diverse soluzioni, che ovviamente solo lo svolgersi nella realtà di questo progetto saprà vagliare: una di queste potrebbe essere che per avere alcuni testi basti contattare via mail un archivio facendoseli mandare, oppure fare una copia su un proprio supporto di memoria di molto materiale, o perché no aprire nel luogo in cui si vive un archivio anarchico? D’altronde, basterebbe un computer ed una stampante, oltre che la connessione ad internet. Poca roba, in fondo.
Disperdere l’anarchismo nel tempo e nello spazio
Questa, di fatti, è la potenzialità di un progetto del genere. Smaterializzare l’ingombro dando la possibilità di accedere via internet ad una serie vastissima di testi in molte lingue diverse ed al contempo rimaterializzare le idee dando la possibilità di stampare direttamente ciò che più ci sta a cuore. Forme di supporto economico, quindi, potrebbero avere luogo con poco sforzo: raccogliere computer inutilizzati ma ancora in grado di connettersi alla rete o vecchie stampanti per poter diffondere nel mondo, in ogni angolo remoto del pianeta, un corpus di idee che altrimenti necessiterebbero di furgonate e furgonate di libri oltre che ampi locali in affitto o di proprietà.
I metadati e la visione complessiva della pubblicistica anarchica
Un mito dell'era digitale va immediatamente sfatato. Troppa informazione è come non avere nessuna informazione. Non basta semplicemente avere dei metadati corretti, risultato già di per se che non è sempre facile da ottenere, ma andrà sviluppato l'aspetto della relazione tra i testi. Prendiamo l'esempio del famoso testo di Fra Contadini di Errico Malatesta (cfr. un'analisi archivistica delle traduzioni e delle riedizioni di questo testo in Giappone), che è stato stampato e tradotto in decine di edizioni e di lingue. Questi testi, o meglio queste versioni, vanno in qualche modo correlate, rese navigabili tra di loro, identificate in modo univoco sia tra testi (tanto ad esempio a livello di rivista che di articolo di rivista cfr. il gigantesco lavoro fatto su Tierra y Libertad 1910-1919) che tra autori, contestualizzandoli nello spazio-tempo.
Accade infatti, spesso per testi ritenuti minori, che talvolta esistano traduzioni in lingue diverse ma che non siano immediatamente riconducibili all'originale e non si sappia quindi da quale lingua e da quale versione siano state tradotte, e cosi via. Non è certamente un lavoro che può essere fatto dall'oggi al domani, ma un programma che permetta di evidenziare ed utilizzare questi dati già crea una struttura di lettura e mentale che è orientata alla relazione e non solo all'accumulo di voci e di dati.
Ovviamente, perché un testo sia facilmente stampabile, occorre che l'elaborazione del testo in markup sia fatta in maniera accurata e corretta. Fare questo lavoro significa agevolare per quanto possibile la volontà di lavorare sui testi e rieditarli, anche per chi ha minori capacità tecniche. Ovviamente, nessuna facilitazione organizzativa può chiaramente risolvere il problema dell’assenza di una precisa volontà di occuparsi di libri e di idee.
Traduzioni cooperative e rapporti internazionali
In passato è stata evidenziata da molti l'importanza delle traduzioni e dei rapporti tra diversi individui e gruppi (anche internazionali e transnazionali) al fine di editare e distribuire il materiale anarchico e le informazioni provenienti da altri luoghi.
Ci sono stati tentativi di conservare questo aspetto anche nel mondo digitale. Da un lato si sono sicuramente concentrati sull'aspetto di rendere intuitiva l'esistenza delle traduzione di alcuni specifici testi (cfr. Tabula rasa e la struttura dei suoi link in fondo alla pagina oppure la sezione sul dibattito internazionale di The plague and the fire), dall'altro occorre però trovare il modo di dare la possibilità di individuare quali sono i progetti di traduzione in atto e come eventualmente contribuirvi, mantenendo al contempo l'anonimato di chi sta traducendo ed infine è importante riuscire a dare uno sguardo d'insieme sulle lingue di cui mancano le traduzioni di determinati testi.
Un pulsante di presa in carico di una traduzione, ad esempio, attivabile solo dall'interno di un archivio, potrebbe comportare la creazione di una pagina temporanea di "work in progress" e, perché no, l'invio di una mail agli altri archivi che hanno quel testo tra i volumi conservati oppure a coloro che hanno richiesto di essere avvisati per eventuali traduzioni in corso dalla lingua a alla lingua b o anche verso chi ha scritto ed editato o tradotto in altre lingue lo stesso testo. Ovviamente, sono le persone dell'archivio che dovrebbero fare da filtro chiarendo, in caso di richieste, se la persona che sta cominciando la traduzione voglia o meno essere contattata e/o aiutata. Un buono spunto per coniugare comunicazione ed anonimato?
Alcuni elementi di riflessione critica sul progetto
Chi gestisce il tutto?
Questi sono sempre stati problemi centrali nell'ambito dell'anarchismo, perché ruotano intorno a dei nodi cruciali del pensiero anarchico tra cui la relazione tra pensiero e azione e la consequenzialità tra mezzi e fini.
Come mantenere quindi funzionanti nel tempo gli equilibri di gestione?
Perché i singoli archivi dovrebbero rinunciare alla loro specificità e ai loro progetti singolari per entrare (o solo contribuire condividendo i dati) in un macro-progetto?
Come risolvere le divergenze talvolta perfino etiche in un ambito, come quello anarchico, di per sé ingovernabile e non allineabile su precise ed uniche posizioni?
Come evitare il blob di dati inutili, scansioni malfatte o ridondanti, metadati approssimativi ed errati?
Come evitare che si vada oltre all’ambito dei testi legati specificatamente all’anarchismo e divenga un contenitore di tutto lo scibile umano?
Riguarda a quest'ultimo tema, ad esempio, il CIRA di Losanna pone delle differenze tra la biblioteca e l'archivio (www.cira.ch): similmente, si potrebbe immaginare una libreria dell'anarchismo (la biblioteca) che divenga una sorta di “Archivio sincronizzato" con gli altri archivi anarchici, ed una parte di archivio, donazioni, raccolte varie di libri che non vengono sincronizzati nell'archivio digitale anarchico (concetto di "libreria di miscellanea”)? E come fare con quegli archivi che vogliono mantenere una piattaforma propria che non comunica a due vie con un sito che sia una specie di "Collettore", ma i cui dati possono solo essere letti?
D'altro canto, se modificare e correggere i testi digitalmente è una sorta di “ri-edizione” solo digitale, non è possibile che tutti accettino tutti i testi che vengono caricati dai diversi archivi. Similmente, come evitare che arrivino richieste di rimozione di specifici testi che, se pubblici, potrebbero per qualcuno urtare la sensibilità o violare la legge? Ogni archivio quindi dovrebbe mantenere la propria autonomia decisionale ed archivistica, assumendosi la responsabilità di cosa "sincronizza" nella biblioteca anarchica e cosa invece mette nella propria sezione di miscellanea che di anarchico, magari non ha nulla, ma non per questo significa che non possa contenere testi preziosi ed importanti.
Immaginando
Un sito coniuga forma e sostanza. Può funzionare perfettamente, ma se non è facile da utilizzare, intuitivo e ben organizzato resterà ineludibilmente deserto. Al contempo, se non vi è un motore potente, tutta la baracca non si muoverà di un millimetro. Per questo, quindi, occorrerà ragionare al meglio delle nostre possibilità su entrambi gli aspetti. Come immaginare la ricerca? Come immaginare i meccanismi e le relazioni interne dei database? Per questo proviamo a concentrarci sul workflow di caricamento, ricerca e lettura, sia dall'archivio-Amuse locale che facendo l’accesso remoto dal sito Collettore.
Modifica e formato dei Metadati
Che formato dare ai metadati? Dublin Core, Marc21 o FRBR? Al di là dello standard, tuttavia, è importante far sì che con meno clic possibili si possa editare uno o più campi in una o più voci. Controllare i duplicati, i sinonimi in più lingue dei nomi propri e dei titoli, verificare la correttezza dei campi (oltre che scegliere con accuratezza quali sono quelli importanti da compilare). Insomma, sembra semplice come tema ma non lo è affatto, sia dal punto di vista tecnico che logico.
I colori come indicatore della qualità dei testi
Il colore ha la potenza di comunicare a colpo d'occhio. per questo una scala colorimetrica può essere di aiuto per chiarificare l'accuratezza di una voce. Ecco un esempio:
Verde = PDF + TXT
Arancione = TXT
Rosso = PDF
Nero = Solo riferimento cartaceo
Blu = Traduzione in corso
Homepage di ricerca da remoto
La ricerca da remoto dovrebbe permettere diversi modi per delimitare il campo di indagine, specialmente con delle caselle di lingua selezionabili (anche una o più lingue). Potrebbero essere utili alcuni pulsanti con i testi recenti e le istruzioni del programma. Da considerare una pagina di contatti con indirizzi e mail di tutti gli archivi, divisi per lingua. Forse la possibilità di caricare dei testi da remoto dovrebbe essere collegata ad uno specifico archivio, per cui il testo dovrà poi essere accettato ed incluso nella raccolta dell'archivio XXX selezionato all'interno della procedura di upload.
Vedi a.e. questo prototipo: https://archivio.anarchismo.net
Homepage di ricerca da un archivio
Nella schermata visualizzata dall'archivio-Amuse locale ovviamente alcuni pulsanti dovranno essere differenti. Se le istruzioni sono sempre valide, bisogna aggiungere una sezione "gestionale" per accettare i testi caricati da remoto e per aggiungerne di nuovi, per il controllo dei metadati, per generare dei report e per poter generare le credenziali di accesso al sito Collettore. Inoltre potrebbe essere interessante aggiungere un pulsante per andare ad individuare nella biblioteca fisica dell'archivio i titoli sugli scaffali e magari una sezione prestiti che tenga traccia dei libri. Essendo infatti una sorta di sito gestionale/amministrativo di ogni archivio (non per forza pubblico nei suoi contenuti, ma magari visionabile anche solo attraverso le ricerche dal Collettore o da altri archivi-Amuse locali), alcune funzioni potrebbero essere legate al mantenimento ed alle funzionalità specifiche dell'archivio.
Vedi a.e. questa prova: https://archivio.anarchismo.net/samples/demos/ricerca-locale.html
Per quel che riguarda le opzioni di ricerca, invece, si potrebbe aggiungere se cercare o meno anche nella sezione miscellanea dell'archivio locale, se filtrare per colore e se filtrare per testi non ancora tradotti nella lingua X. In questo modo, ad esempio, si potrebbero anche generare risultati casuali (o determinati da chiavi di ricerca) di testi a.e. verdi da tradurre a.e. in francese a.e. dall' inglese e/o dall'italiano. Insomma, fare delle ricerche che siano di aiuto per ampliare ed internazionalizzare i testi.
Query di ricerca
I risultati di ricerca dovrebbero essere ordinabili per le diverse variabili (data, ordine alfabetico, lunghezza del testo, colore di appartenenza, ecc. ecc.). Ovviamente dovrebbero essere ben evidenti le descrizioni colorimetriche per i diversi risultati.
Risultato da remoto
Da remoto il risultato dovrebbe contenere le informazioni bibliografiche (metadati), le note al testo, l'elenco degli archivi in cui è presente una copia cartacea, la possibilità di salvare/condividere la citazione bibliografica ed un pulsante per richiedere la copia digitale del testo (se presente) ad uno specifico archivio.
Risultato da un archivio-Amuse locale
Accedendo al database del Collettore da dentro un archivio-Amuse locale, la schermata dovrebbe comprendere tutta una serie di tasti che permettono di editare/stampare/scaricare i testi, oltre che tasti specifici per creare pagine di traduzione o vedere le edizioni nelle lingue selezionate.
Vedi anche a.e.: https://archivio.anarchismo.net/samples/demos/
Conclusioni
Come si evince da queste brevi righe, il progetto è ambizioso ma al contempo potrebbe offrire prospettive interessanti per il futuro. Ragionare sull'internazionalizzazione, sulla riorganizzazione del patrimonio documentale dell'anarchismo e ragionare sulla possibilità di stampare e tenere vivi i luoghi in cui vengono conservati i libri sono sicuramente sforzi che hanno un loro senso ed una loro importanza al di là dell'urgenza contingente. E, per questo, forse ha particolare senso impegnarsi a riguardo. Per darsi una prospettiva propria, un percorso autonomo da cui poi immaginare altri progetti ed altre avventure.